mercoledì 2 novembre 2011
TIA: Attacco Ischemico Transitorio
La triste vicenda di Antonio Cassano ha portato alle luci della ribalta l'attacco ischemico transitorio, o TIA, dall'acronimo della definizione anglosassone. Ovviamente non è mai bello quando qualcuno sta male, soprattutto se si tratta di una persona relativamente giovane, ma cogliamo l'occasione per fare un po' di chiarezza sul TIA e sulle possibili cause di uno degli eventi medici che si incontrano con una certa regolarità facendo i soccorritori in ambulanza.
Cos'è un TIA? Sappiamo tutti che il cervello è un po' la centralina di comando del nostro corpo, sappiamo anche che per funzionare necessita di una discreta quantità di sangue, potremmo vederla un po' come un computer che ha bisogno della corrente elettrica. Vista l'importanza dell'attività cerebrale, i vasi che trasportano il liquido ematico sono molti e diffusi un po' dappertutto attorno all'organo, un po' come se il computer avesse un cavo d'alimentazione per la tastiera, uno per il mouse, uno per lo schermo e via dicendo. Cosa succede se togliamo la corrente a uno di questi cavi? Semplicemente l'apparecchio collegato smette di funzionare, e così succede durante un TIA, che è l'interruzione momentanea di flusso sanguigno ad una determinata area del cervello causata da un embolo che "tappa" il vaso. Diciamo momentanea, nel senso che ogni interruzione superiore alle 24 ore passa di livello e viene promossa ad ictus.
Durante il TIA dunque, una limitata area cerebrale rimane senza corrente, e le funzioni controllate da quell'area si interrompono: è così che i sintomi sono molto variabili a seconda della zona colpita, si va dalla cecità alla paresi passando per l'impossibilità di parlare.
Durante il corso per diventare soccorritori esecutori si viene preparati all'incontro con l'attacco ischemico transitorio dato che è un evento che capita con una certa frequenza. Il TIA si manifesta un po' come ce lo si immagina: il paziente smette di parlare, non riesce a muovere una parte del corpo o sembra imbambolato, ma come dicevamo le possibilità sono molte. La cosa che colpisce è la scomparsa dei sintomi, così come sono arrivati, infatti, spariscono gradualmente dando proprio l'impressione di un apparecchio che viene riattivato dopo un blackout. Piano piano il paziente si riprende, inizia a rispondere alle domande e, se l'attacco è durato poco, non riporta neanche gravi danni.
Quello che ha fatto scalpore nel caso di Fantantonio da Bari è la sua età. L'attacco ischemico transitorio è relativamente comune tra le persone anziane, ma raro tra i giovani. Questo dipende anche dai motivi dell'insorgenza, che sono legati ad una situazione fisica più tipica delle persone avanti con gli anni.
Detto questo è ovviamente possibile un TIA ad ogni età, non ci sono limiti, ma è chiaramente più difficile: la lista delle cause possibili comprende tra le altre la malformazione, l'ipertensione, le cause genetiche e l'utilizzo di alcune sostanze simpaticomimetiche con effetto vasocostrittore, il cui esempio più comune è probabilmente la cocaina.
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I casi di ictus nei giovani e negli adulti di media età purtroppo sono tantissimi. Più o meno 10.000 ogni anno.
RispondiEliminaIl punto cruciale è l'informazione perché molte persone non sanno riconoscere un ictus o un TIA e quindi non sanno di aver bisogno di aiuto. Vauro, con poche vignette, è stato più efficace di tante parole:
http://prontosoccorso.eumed.org/area-pubblica/7201/video-vauro-e-la-giornata-mondiale-contro-ictus-cerebrale/
Sì sono tanti in termini assoluti, ma sono circa il 5% del totale, per quello dicevo che quando succede ai giovani ci si stupisce.
RispondiEliminaVauro sempre sul pezzo! :)