sabato 3 settembre 2011

Clienti abituali



Ritrovarsi alla kneipe, la birreria, per i tedeschi è una vera istituzione tanto che i clienti abituali (gli Stammgäste) hanno a loro disposizione un tavolo riservato pronto ad accoglierli in qualsiasi momento (lo Stammtish).
Una cosa più o meno analoga succede anche nei vari posti di pronto soccorso all'interno degli ospedali milanesi, nel senso che ci sono dei, se così possiamo definirli, clienti abituali ormai familiari al personale ospedaliero dei quali si conosce la storia clinica e soprattutto la storia punto e basta. Sì perché l'habitué di cui stiamo parlando è spesso un senzatetto in cerca di un posto dove dormire e dove magari recuperare un pasto al prezzo, se proprio proprio non se ne può fare a meno, di una visita medica.
Questo le volte che vengono visitati, dato che capita spesso di arrivare al triage col paziente ubriaco fradicio e vederlo semplicemente farsi una bella dormita per poi andarsene dopo qualche ora.
Sia chiaro, quando è necessario vengono seguiti, ma la maggior parte delle loro visite è, diciamo così, di piacere.

E' così che quando arriviamo in ambulanza vengono accolti al grido di: "Ancora qui! Cosa c'è questa volta!", oppure: "Massimo, stai facendo il bravo? Le prendi le medicine?", sì perché la vita di strada porta con se il più delle volte le immaginabili patologie al fegato quando va bene, e molto di  peggio quando va male. C'è una curiosa percentuale di epilettici tra i clochard, ma non saprei dire se si tratti di semplice coincidenza o se in effetti l'eziologia dell'epilessia (tuttora in fase di studio) possa avere tra i suoi fattori anche il tipo di vita dei nostri clienti abituali.

Insomma, questo tipo di paziente è ben conosciuto, ma anche temuto al pronto soccorso. Temuto perché porta con se tutto un clima di odori, rumori e grida che definirei molesto senza l'impressione di passare per insensibile alla complicata situazione in cui si trovano. Inoltre sono soggetti che spesso disattendono le prescrizioni mediche e quindi vanificano l'intervento dei sanitari che si sentono impotenti e vedono frustrata la loro buona volontà delle prime volte.
Può succedere, dunque, di essere in attesa con il nostro "senzatetto del giorno" al triage e di vedere arrivare da dietro quell'infermiere napoletano simpatico che fa sempre due chiacchiere con i soccorritori. Si avvicina, scruta la barella e fa il giro attorno alla testa per vedere se conosce il paziente, uno sconsolato sguardo alla figura sdraiata e... "Mavafangùlo". 
Sì.
Lo conosce.

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